Un croccante dall’albicocca
La mia vita con gli alberi di albicocche non è mai stata idilliaca. L’avventura cominciò in un pomeriggio di inizio autunno, parecchi anni fa. Mi trovavo in un piccolo vivaio poco distante da casa e, mentre il commesso esperto ma un filino prolisso, descriveva dettagliatamente la pianta che mi accingevo ad acquistare, il mio sguardo distratto si posò su di un alberello in vaso che sostava sotto al pergolato di vite. I suoi rami erano già spogli e le foglie cadute, color dell’oro, fungevano da copertina alle radici che sbucavano dalla terra, talmente bramose di nuovi spazi e nuovo terriccio dove ancorarsi ed affondare.
Attaccato ad un suo ramo, vi era un cartellino sbiadito dal sole rovente della stagione appena trascorsa. Un venticello gentile lo faceva ondeggiare lasciando a tratti intravedere l’immagine di un’albicocca arancio rossiccia tanto simile a quelle che coltivava il mio caro nonno.
Nella mia mente aleggiava quel ricordo d’infanzia: un albero di albicocche, alto quattro volte me, situato a sud ovest, a ridosso del muro della stalla. Bellezza infinita quand’era in fiore, bontà sopraffina quando le albicocche mature arrivavano sulla nostra tavola. Quei dolci pensieri mi convinsero ad acquistare l’albicocco, sicura che, dal cielo, mio nonno avrebbe approvato.
Lo piantai l’indomani accanto all’albero di giuggiole, fantasticando sulle spettacolari fioriture che mi avrebbe donato ad ogni primavera. Fu così.
Le stagioni successive furono scandite da gemme cariche di promesse, fiori incantevoli, frutti verdi di velluto, frutti arancio/rossi carnosi e profumati, foglie ingiallite, rami nudi…poi la storia cambiò: gli afidi colonizzarono i rami, le vespe divorarono i frutti più dolci, i funghi provocarono l’appassimento delle foglie, il tronco si scorticava e si deformava.
Ci fu un inverno aspro e pungente. Il freddo paralizzò la campagna. L’acqua dei fossi diventò una spessa lastra di ghiaccio, così pure il rigagnolo d’acqua che sgorgava dalla fontana dietro casa. Il tetto del capanno della legna era imbiancato dalla galaverna. La stagione del freddo sembrava non finire mai…poi, l’aria si fece più tiepida e nuovi colori dipinsero il paesaggio. Arrivò la primavera. Ogni mattina, appena la luce del sole iniziava a schiarire il cielo, andavo a far visita all’albicocco, accompagnata dalla tenera melodia degli uccellini e dallo squillante canto del gallo che rinvigoriva il mio udito ancora assopito dal riposo notturno. Scrutavo le gemme, accarezzavo i rami, desideravo immensamente scorgere una traccia di verde ma, ad aprile, dovetti abbandonare ogni speranza: l’albicocco, già stanco e provato, non aveva retto al gelo. Per molti giorni mi sentii mortificata per non aver capito la gravità dei suoi segnali, per non aver compreso il suo linguaggio, per aver ceduto il passo all’inesperienza…
…ma la vita insegna: per ogni fine c’è un nuovo inizio.
L’inizio combacio’ con il giorno del mio compleanno, mi regalai un nuovo albicocco con la promessa che non mi sarei mai più distratta. Lo riempivo di premure ed attenzioni ed esso mi ricambiava crescendo vispo ed energico. I suoi rami si innalzavano verso l’azzurro, lesti e radiosi, quasi ambissero a toccare il cielo.
Innumerevoli frutti verdi vellutati accendevano l’aspettativa di un bel bottino prelibato, ma, ahimè, ancora acerbi, cadevano. Li trovavo al mattino ricoperti di rugiada, confusi tra i fili d’erba del prato.
Quest’anno, a giugno, un regalo: le albicocche, sfumate di arancio, come per magia, erano ancora appese al ramo.
Le immaginavo già mature e dai colori vividi, riposte nel mio vecchio cesto di paglia intrecciata, sopra al tavolo di legno scuro. Ne avrei fatto scorpacciate a colazione e le avrei offerte agli amici che sarebbero passati di là… Felicità…
…ma la vita insegna: la felicità è uno sprazzo.
Il cielo è color antracite, l’aria si sta caricando. Un tuono assordante mi fa sobbalzare dalla sedia. Esco di casa tesa ed ansiosa, odo da lontano uno scroscìo di “sassi” cadere dal cielo incattivito…quel rumore inquietante è sempre più vicino. La tempesta si abbatte sulla campagna indifesa. Scendono grani di ghiaccio misti a pioggia e vento. Tanto vento.
L’albicocco cede i suoi frutti. Giacciono martoriati e umidi sull’erba appena rasata. Desolata li raccolgo, consapevole che sarebbero diventati cibo per la terra perchè ancora troppo acerbi per poter maturare senza il nutrimento dell’albero…
…ma la vita insegna: c’è sempre un’altra prospettiva.
Un ricordo fulmineo mi fa ritornare il sorriso: quand’ero piccola, la mia mamma, con i semi dei noccioli d’albicocca, preparava uno squisito croccante! Entusiasta, apro le albicocche, estraggo il nocciolo e lo metto ad essiccare al sole.
Tra un mesetto, i semi, saranno pronti per lasciarsi avvolgere dallo zucchero caramellato…avverto già lo scròcchio sotto ai denti, il sapore dolce e aromatico che invade il palato ed il profumo di buono dello zucchero caldo, dal colore dell’ambra, che ricopre ogni cosa…ed è di nuovo felicità!
♥
Dedicato a te, mio complicato, imprevedibile, beffardo, albicocco.
♥
INGREDIENTI:
-150 grammi di zucchero
-70 grammi di semi d’albicocca essiccati (è fondamentale l’essiccatura altrimenti risulterebbero amari)
-30 grammi di mandorle sgusciate
PREPARAZIONE:
Tagliuzzate con il coltello, grossolanamente, i semi d’albicocca e le mandorle.
Mettete lo zucchero in una padella antiaderente, ponetela sul fuoco moderato e mescolate continuamente con un cucchiaio di legno.
Lo zucchero inizierà a fondersi e poi a caramellarsi assumendo un colore dorato.
A questo punto versate nella padella la frutta secca e, sempre mescolando, fate ancora cuocere per 1 – 2 minuti.
Versate il croccante su una superficie ricoperta da carta forno e servendovi del cucchiaio di legno, distribuitelo in maniera uniforme.
Dopo 5 – 10 minuti, senza far raffreddare troppo il croccante altrimenti non riuscirete più a tagliarlo, ricavatene tanti pezzetti nella forma desiderata.
Io, prediligo la forma a bastoncino.
Potete servirlo come unico dessert, oppure, affondare nel gelato alla crema un bastoncino di croccante a braccetto con una fogliolina di mentuccia. Conservate il croccante dentro ad un vaso chiuso ermeticamente per evitare che l’umidità lo renda appiccicoso.
♥Deliziatevi ♥